Che succede alla SEO nel 2023, quali saranno i trend che guidano progetti di successo?
Di sicuro, contrariamente a quello che alcuni continuano a ribadire da anni, la SEO non è morta, è viva e vegeta e lo sarà ancora di più nel 2023 e negli anni a venire. Solo, bisogna prendere consapevolezza del fatto che è cambiata ormai da tempo, rispetto alle pratiche di keyword stuffing e simili, e continua a cambiare per seguire una direzione che Google annunciava già anni fa. E che ora è sempre più reale.
Quindi non possiamo parlare di veri e propri trend, come quelli per il web design nel 2023, cioè tendenze che accompagnano la creazione di siti anche un po’ secondo i gusti del momento, bensì, in questo caso, di graduali cambiamenti che influenzano il ranking dei siti, ora più che mai.
Vediamoli insieme!
I 5 più importanti SEO trend per il 2023
Non si parla più di keyword
E tanto meno si contano! Ebbene sì, ne avevo già parlato anche io quando ho scritto a proposito degli intenti di ricerca, ma è necessario continuare a ribadirlo perché su certi progetti è davvero imbarazzante. Le keyword esistono, esistono eccome, ma non è possibile basare un progetto su di esse, né tantomeno contare con quante keyword si è posizionati, o quante volte le abbiamo inserite nei testi. Quando do direttive a un cliente per scrivere un contenuto, naturalmente gli fornisco una o più keyword per scriverlo, ma sempre accompagnate dalla spiegazione dell’intento di ricerca e del trigger che ha fatto scattare la ricerca nelle persone. Un’ultima raccomandazione, poi, è sempre d’obbligo: non hai alcun bisogno di usare la keyword in continuazione, se spieghi bene l’argomento e rispondi allo specifico bisogno che la ricerca esprime.
Singoli progetti hanno, al loro interno, una serie di domande e risposte attraverso cui costruire le pagine del sito, i suoi contenuti, e le keyword diventano funzionali a questo, sono solo indicazioni con numeri a fianco, non è possibile partire da queste, ma dalle specifiche del brand o del progetto.
Io e altri numerosi SEO che lavorano bene vediamo questa cosa da anni, e si afferma sempre di più. Lo dico dunque per esperienza e lo incontro ogni giorno quando un sito non funziona: la strategia, la visione d’insieme, nella SEO è sempre più importante.
Core Web Vitals
I Core Web Vitals sono metriche introdotte da Google per valutare l’esperienza degli utenti (UX) sui siti internet: quanto tempo impiega il sito per caricarsi sui browser? Quanto sono pesanti le immagini? Quanto codice c’è nella pagina? Quanti elementi lo appesantiscono? (pop up, pulsanti, elementi dinamici, slider e compagnia bella).
Anche di questo argomento si parla da anni, e se mi avessi chiesto un parere un anno e mezzo fa ti avrei detto che sì, la velocità di caricamento, i siti performanti soprattutto da mobile, sarebbero state caratteristiche sempre più importanti ai fini del ranking, però la realtà era che ancora tanti siti pesanti avevano buoni risultati. Ad oggi non è più così: Google lo promette da anni e nel 2022 ho visto in modo concreto calare la scure più che mai. Sui progetti che ho preso in mano quest’anno ho consigliato caldamente, dove necessario, di ricostruire il sito con temi più leggeri e performanti: chi mi ha dato retta ha visto aumentare del 315% i clic da Google in soli due mesi dalla messa online del sito nuovo. Naturalmente anche la strategia SEO ha fatto la sua parte, ma nulla avrebbe potuto senza una ricostruzione più leggera. Niente paura se non hai voglia o necessità di rivedere la brand identity: il sito può essere rifatto identico a prima, semplicemente più leggero, con risorse snelle e facilmente caricabili dai browser. Il mio sito era stato fatto nel 2019 con il tema Avada, ormai diventato pesante. Nel 2022 è stato rifatto con Generate Press e ricostruito col solo ausilio di Gutenberg: è diventato immediatamente un sito da A su GTMetrix e il posizionamento ne ha beneficiato in modo sostanziale.
Il futuro guarda sempre più all’utilizzo degli strumenti da parte delle persone, la SEO non è da meno.
Blog
Di blog ne parlo sempre, sulla newsletter, su Instagram, proprio qui attraverso i miei articoli ormai innumerevoli sul tema e quindi non mi dilungherò a spiegare tutte le dinamiche che rendono questo strumento potentissimo. Eppure ancora c’è chi dice che non serve più a niente. Sono d’accordo: se non è fatto bene non serve a niente. Se non è studiato secondo le ricerche che fanno le persone, secondo le loro curiosità, esigenze, interessi, se il contenuto non è progettato ad arte perché non sia solo di grande qualità e utilità ma perché serva a far entrare chi legge nel Messy Middle di cui leggerai qui sotto, ecco, allora sì che non serve a nulla. Ma se invece si seguono questi percorsi, il blog è capace di ribaltare le sorti di siti morenti, di attirare tonnellate di traffico e di utenti realmente interessati, di fare branding e di vedere aumentare il fatturato sul lungo periodo e con risultati solidi. Il suo ruolo era centrale in passato e lo è sempre di più, non solo come strumento informativo ma di marketing: chi non capisce questo vedrà la differenza nel 2023 e negli anni a venire, e la vedrà pesare sul proprio bilancio.
Messy Middle
Il Messy Middle è una definizione coniata da Google negli ultimi anni per definire il processo decisionale delle persone dal momento in cui si attiva il trigger di ricerca fino all’acquisto vero e proprio. Se ti suona molto simile al funnel, ti dico che sì, è un’evoluzione del funnel, ma non è più lineare e continuo, è, appunto, messy, poiché crea percorsi circolari (vedi figura), torna indietro, poi va avanti, e via così anche per molto tempo. L’obiettivo, inoltre, non è più soltanto la pura vendita e non lo è nell’immediato, bensì far restare l’utente a lungo all’interno di questo Messy Middle che Google ha costruito attraverso l’integrazione di YouTube, di Google Shopping, di Discovery, delle mappe, ecc ecc. Google ha creato un ecosistema in cui ogni parte è collegata alle altre e si nutrono reciprocamente: impossibile dunque fare SEO senza conoscere questi funzionamenti e far comunicare tra loro le sezioni. Ciascuna ricerca, contestualizzata col suo intento, permetterà a Google di suggerire prodotti, approfondimenti, luoghi da esplorare, orari, mentre l’utente esplora, valuta, acquista, fa esperienza… e ciascuno di questi step può portare a nuove ricerche… e nuovi percorsi.

AI
In questi ultimi mesi se ne fa un gran parlare: in realtà Google la sta utilizzando da tempo, e ora ha decisamente aumentato le possibilità. L’intelligenza artificiale non sostituirà l’uomo, anzi, ne avrà bisogno, e non trasformerà i nostri siti in contenuti privi di qualità. Un esempio? L’update di Spam Brain che consente al motore di ricerca di individuare di più e meglio i siti spam che fanno link building solo a fini economici. L’intelligenza artificiale, in questo caso, permette di trovare quei siti che non fanno contenuti di qualità e che inseriscono link senza alcuna logica. Aiuta quindi a migliorare internet proprio come noi SEO diciamo da parecchio tempo, per offrire alle persone contenuti di qualità. Infatti, un’altra cosa che consente a Google di crescere e migliorare è proprio lo studio del comportamento tramite l’intelligenza artificiale: perciò, se scrivi un contenuto che le persone fanno fatica a leggere, perché poco interessante, approfondito, pertinente, Google se ne accorge.
Conclusioni
Penso che sia facile tirare le conclusioni per quanto riguarda i SEO trend del 2023 e oltre : le persone prima di tutto, col loro bagaglio di sentimenti e ragionamenti che guidano le ricerche, i contenuti che accompagnano il loro viaggio, le esperienze che fanno, online e offline. Fare SEO sarà sempre più complesso, ma sempre più olistico e affascinante. Fare SEO richiederà, sempre di più, a parere mio, di avere una visione ampia sulla strategia d’insieme. E questa è un’altra grande notizia, perché è un approccio che permette di migliorare moltissimo qualsiasi progetto web.